Un leggero pregiudizio c’era. Almeno da parte mia. Andrea, invece, scommetteva sulla perfetta grandezza, giusta per apprezzare la sua dimensione umana, proprio nel periodo stagionale migliore.
Alla fine abbiamo raggiunto un compromesso: le due settimane iniziali sono diventate cinque giorni. E in tre di questi cinque giorni, Bratislava ha dato il meglio di sé sotto la pioggia scrosciante.
Alla ricerca della vista panoramica, abbiamo preferito una sistemazione sulla parte alta della città, poco fuori dal centro. E ci ha subito conquistati. Una bella residenza colorata, con un design alternativo per l’arredamento della stanza, due blocchi di cemento forati come idea per i comodini, una scrivania con una varietà di libri, sgualciti, sulla storia austro-ungarica e cecoslovacca. Una stanza molto luminosa, grazie alla presenza del balcone che guarda da lontano sulla città e sulla distesa di pale eoliche all’orizzonte. L’unica pecca, al momento, è la presenza di un singolo asciugamano piccolo per il bagno e per l’intera permanenza. In effetti, potremmo chiedere ai gestori, ma non vogliamo farci subito riconoscere.
C’è aria di contaminazione, di condivisione e di spirito di adattamento nel resto della struttura, con la cucina in comune, in cui troviamo a disposizione il caffè, il latte, i nostri cereali preferiti per lo yogurt la mattina, e vari ed eventuali resti di altri coinquilini che sono già andati via. Dalle salse piccanti non specificate, ai biscotti francesi, ai noodles con verdure in pacco singolo. Restiamo fermi sulla colazione e scegliamo uno scaffale del frigorifero per stipare la nostra spesa, con un’etichetta identificativa.
Il soggiorno comune è il pezzo forte. Si estende in uno spazio molto ampio, circondato, per un lato, solo da vetrate e panorama. Su questo lato, c’è il lungo tavolo, per ospitare chi mangia o lavora, con vista. Alle spalle c’è la zona lounge e relax, con un divano angolare, delle sdraio attorno a un tavolino con bancale in legno riciclato, delle poltrone gialle, tante piante, una collezione di giochi da tavolo, una raccolta di vinili datati, di espressione russo-orientale, e qualche lampadina colorata appesa per rendere l’ambiente più caldo.
Ogni stanza ha un carattere ben definito, e un tono interlocutorio, attraverso le regole di comportamento, i consigli, le indicazioni e i simboli, le frasi motivazionali, e la storia dei proprietari.
Una visione che parte da una lontana amicizia e dalla passione per il viaggio. Da uno spirito di osservazione e di assorbimento di buone pratiche a migliaia di chilometri, con lo scopo di farle fiorire nella propria città, a cui si è affezionati, con un legame viscerale, e che la si vuole vedere evolvere, crescere e cambiare, con un proprio personale apporto.
Una storia da seminare e far crescere altrove. Una comunità di intenti, prima che di persone, in cui ci siamo sentiti a casa, perfettamente integrati.
Tante fonti di ispirazione da custodire, al di là dell’esplorazione girovaga per le strade della città.
Una sosta che ci ha affascinati nei suoi lati privati, interni, domestici e conviviali, più che nelle attrazioni esterne, turistiche e culinarie della città, e che ha esaltato quella dimensione umana che cercavamo, in una chiave ben più appagante e più ricercata di quelle che erano le nostre aspettative.