Ci troviamo a Praga, nel pieno del progetto nomade, che è già partito da oltre 10 giorni, senza che riuscissi a fermarmi per mettere ordine nel turbinio di pensieri, sollecitazioni, stimoli che questa meravigliosa esperienza sta apportando, a qualcosa che si era atteso per tanto, troppo tempo.
Sono stata, a volte, additata di scegliere accuratamente di parlare al plurale, come fanno i ricchi, per condizionare chi mi circonda a svolgere fattivamente le azioni che servono per raggiungere l’obiettivo, limitandomi alla sua direzione. “Dobbiamo scrivere”. E così, nell’umana condizione di essere costantemente vittime dei bias comportamentali e della legge di Parkinson, che ci porta ad espandere le nostre attività all’interno dell’intervallo temporale indicato, non completiamo mai in tempi accettabili ciò che vorremmo fare.
Quindi iniziamo a comprimere meglio questi tempi, per avvicinarci al raggiungimento degli obiettivi nei prossimi mesi, e non nei prossimi anni. Ops, l’ho fatto un’altra volta. Io devo iniziare e io devo fare. Prima persona singolare.
Oggi il vero eroe è il manifestante con la bandiera ucraina, che alle 13:00 è ancora innalzato al centro della piazza Venceslao, dalle 8:30 di questa mattina, quando noi abbiamo aperto comodamente la tenda dopo una nottata serena. Lui era lì, dapprima con un sacco in testa, ora svelato con un pesante trucco grigio, aggrappato alla bandiera, in piedi sul palchetto, tra sferzate violente di vento e neve.
La gente, i gruppi, i turisti, si aggirano un po’ impauriti, un po’ interessati, poi perdono rapidamente interesse e si ritagliano uno spazio neutro all’angolo, per evitare di inquadrare il manifestante, visto che gli rovina il centro della foto della piazza, con l’unico scopo di garantirsi il loro selfie turistico.
E io lo osservo con curiosità, con interesse, con la profondità che mi spinge finalmente ad aprire il pc, ad aprire questo file e a scrivere con determinazione. Evidentemente attendevo di essere ispirata poeticamente. Lo osservo dalla mia posizione privilegiata, della finestra dell’appartamento sul centro della piazza e colgo con ammirazione, con emozione, la sua fatica, la sua forza, in opposizione alla superficialità di tutto ciò che scorre attorno, in una giornata come un’altra a Praga, per i centinaia di turisti che oggi hanno attraversato distrattamente questa piazza.
P.S. Aggiornamento onesto post-uscita. Dopo essermi avvicinata al mio eroe del giorno, ho dovuto, con un po’ di imbarazzo, riconoscere che si trattava di un pupazzo di cartone e non di un manifestante in carne e ossa immobile. Nonostante ciò, per l’ispirazione e la forza che mi ha trasmesso, rimane comunque l’eroe di questa storia e dell’inizio della mia produzione. L’articolo 0 da cui tutto ha avuto inizio.