A metà strada

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Dopo l’immersione focalizzata e proficua, in un ambiente favorevole per svolgere gli impegni professionali location-independent,...

Dopo l’immersione focalizzata e proficua, in un ambiente favorevole per svolgere gli impegni professionali location-independent, decidiamo di ritornare verso sud, trascorrendo il fine settimana nella parte nord-ovest della Slovenia, che non avevamo ancora visitato, nei precedenti viaggi. 

Anche questa zona tiene alta la fama più dispendiosa di altre zone della Slovenia, rispetto a quella a cui ci eravamo abituati, così scegliamo una sistemazione fuori dalle città da visitare, ma a metà strada, per raggiungerle entrambe facilmente. 

E’ una gostilna tipica, una locanda a gestione familiare, da generazioni, che si affaccia proprio sulla strada provinciale che collega Maribor a Ptuj. Ci propone anche un menù tradizionale per la cena di benvenuto nel nuovo paese, a base di calde zuppe e tanta carne, senza doverci spostare in macchina, alla ricerca di un nuovo locale. 

Il nuovo cambio generazionale ha svecchiato alcuni elementi esterni della struttura, per renderla maggiormente al passo con i tempi. Infatti, l’ingresso alle stanze avviene attraverso una chiave smart, che oltre al portone d’ingresso, consente di accedere alle singole stanze. Sinistramente, però, sembrerebbe che la chiave per tutte le dieci stanze presenti sia la stessa, da ciò che raccontano alcune recensioni. A noi basta il dubbio, per non lasciare i nostri oggetti di valore all’interno. 

La vista è, da un lato, sulla strada di passaggio per camionisti e automezzi pesanti, dall’altro, su alcuni spiazzi di erba, che a giudicare dal profumo che si diffonde nell’aria, rievocano mandrie di bestiame che ha già espletato un significativo carico di bisogni. 

Meglio non tenere la finestra aperta a lungo, anche se fa molto caldo. E meglio uscire a visitare le città vicine, portandosi dietro la valigia in macchina. 

Prima tappa a Ptuj, con le prime foto souvenir all’interno della scultura ad anello, che ritrae il centro storico, con il castello sulla collina, che domina la città, lungo il fiume Drava. 

La menzione speciale va a una coppia di influencer, o meglio lei influencer e lui fotografo, con una struttura mobile, poco professionale, che interrompevano il silenzio quasi surreale, con i loro video ad alto engagement, a metà tra la guida turistica e il giullare, per il loro audience virtuale. Li abbiamo incrociati nel nostro stesso itinerario e ci siamo goduti un po’ di questi contenuti così confezionati, sostando insieme negli spiazzi panoramici per le foto dall’alto. A dirla tutta, sono stati pure una fonte d’ispirazione e di sprone, per la produzione sul momento di alcuni video amatoriali, improvvisati, che abbiamo concluso in caciara, con discussioni sulla diversità di tono, e sugli argomenti da trattare. Abbiamo ancora parecchia strada prima di diventare vlogger professionisti. Per il momento ci accontentiamo del reportage fotografico. 

Dopo aver contribuito anche noi al disturbo della quiete, tra tentativi di video, e telefonate in vivavoce nei vicoli muti, completiamo il giro e torniamo nella gostilna, con la versione di puccia slovena, la Pogača, che abbiamo scovato nel supermercato. Un pranzo davvero gustoso ed economico, con una reminiscenza di origine salentina, prima dell’arrivo a Maribor. 

Qui, rispetto al clima estivo e soleggiato della mattinata a Ptuj, il cielo è grigio e le nuvole si muovono velocemente per coprire gli ultimi brandelli di azzurro. Potremmo non avere tanto tempo, prima del diluvio. 

Attraversiamo il Ponte Vecchio e ci troviamo nella piazza principale. Qui c’è un bambino nudo che si diverte a rincorrere i getti della fontana che spuntano da terra, proprio accanto alla Colonna della Peste. Ha una gioia travolgente, mentre la madre lo attende con il passeggino a distanza di sicurezza. 

Iniziamo a sentire un certo languorino di caffè con dolcetto tipico, ma dai vari locali che popolano il centro si diffonde un meraviglioso profumo di “carnazza”, anche se sono le 16:30 del pomeriggio, con tanti avventori che sono nel pieno del loro pranzo tardivo, o cena anticipata. 

Resistiamo e confermiamo la nostra pausa caffè, dopo aver percorso tutte le vie centrali, ed esserci fermati in Piazza della Libertà, per osservare l’originale monumento alla resistenza, che gli abitanti chiamano Kojak, perché ricorda la testa calva del detective della serie tv degli anni ‘70, e che all’unisono ci riporta simpaticamente alla maschera di Darth Vader. 

Da una visione più ravvicinata, si intravedono alcune iscrizioni e i volti di alcuni ribelli e ostaggi, condannati a morte dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. L’effetto è sicuramente unico nel suo genere. 

Dopo alcune titubanze da sovraccarico informativo e cognitivo per la numerosa offerta di caffè, decidiamo per una vista lungo fiume, nel dehors esterno coperto dal tendone, appena in tempo prima che inizi il temporale. Purtroppo dobbiamo rinunciare al dolcetto tipico, perché non è quel tipo di bar, ma ormai la fame è dirottata alla ricerca del locale per la cena, proprio sull’onda di quel buon odore di carnazza.  

Ci gustiamo il caffè sotto la pioggia, mentre di fronte a noi parcheggia un bus appariscente a tema Addio al Nubilato, con vetri oscurati, musica pompante e simboli fallici. Una quindicina di ragazze, vestite con le stesse uniformi sgambate, cappelli colorati ed esotici in testa e fasce di riconoscimento, con variazione tra conoscente, amica, molto amica e futura sposa, si riversa sul lungo fiume, sotto la pioggia scrosciante, a cantare, e ballare, alla ricerca di un bar per bere. 

Purtroppo non siamo il bar prescelto, e avanzano più in là. 

In ogni caso, ho raccolto sufficiente materiale per spunti di organizzazione del prossimo addio al nubilato, con la scusa di inserire come presupposto essenziale un bel viaggio al di fuori dei confini nazionali, per rendere l’avventura ancora più indimenticabile. Poi per tutto il resto degli accessori, delle decorazioni, degli indumenti, ci incontriamo a metà strada. 

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