Maglia ciclamino

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La scia del gene del corridore ha trovato la sua massima espressione (e anche la...

La scia del gene del corridore ha trovato la sua massima espressione (e anche la sua parabola discendente) nel quartiere del Castello di Budapest, dove si trova la nostra residenza per il periodo ungherese. 

Le mattine soleggiate e un rinnovato entusiasmo rivolto verso la prova da sforzo podistica, hanno reso più semplice instaurare una routine mattutina che prevedeva subito dopo la sveglia, l’utilizzo della tenuta sportiva, già predisposta dalla sera precedente, e l’uscita per una corsa lungo i bastioni e le mura, per apprezzare anche lo spettacolo panoramico del resto della città dall’alto. 

Ma la fatica che ne è derivata, durante e dopo l’allenamento, è stata sufficiente per diradare questi appuntamenti e interessarsi alla ricerca di nuove fonti sportive.

Ed ecco che, proprio al momento giusto, la città si tinge di rosa. Rosa Giro d’Italia. Basta fare un giro per la città per scoprire che l’Ungheria ospiterà la Grande Partenza dell’edizione numero 105 del Giro d’Italia. Non è sicuramente un caso, perché abbiamo così trovato il nuovo gene del ciclista a cui appassionarsi, per iniziare l’allenamento. 

Intanto, non vogliamo perderci nessun momento di questo spettacolo inaugurale, e assistiamo pure alle prove dei tecnici, musica e luci, sotto una pioggia scrosciante. 

Il sabato, il giorno della cronometro individuale di 9,2 km nel cuore di Budapest, facciamo in modo di dotarci del dono dell’ubiquità, perché vogliamo fissare le nostre bandierine. 

Imperdibile è la tensione che si respira al momento della partenza, in piazza degli Eroi, con la presentazione acclamata di ciascun ciclista e della sua squadra, e la possibilità di scorgerli dietro le quinte, prima di salire sul palco in sella, pronti a partire. 

Poi, è obbligatoria la sosta sul lungo-fiume, per vederli sfilare uno dopo l’altro davanti al Parlamento neogotico, prima di attraversare il Danubio. Qui, c’è pure lo spazio per mettersi in prima fila e fare il tifo, in base al colore della pettorina e ai cori del resto della folla. 

La giornata è calda e soleggiata, e tanti turisti e appassionati si sono riversati tra le strade della città per sostenere i loro beniamini, o anche solo per lasciarsi trasportare dal clima coinvolgente e festoso.

Andrea è pure in estasi perché viene più volte additato da alcuni gruppi di passanti come il sosia più accreditato del Professor de La casa de Papel, che sembra essere, per sua fortuna, seppur con qualche mese di ritardo, la serie del momento nella zona orientale europea. Lui si muove salutando i fan e regalando sorrisoni ammiccanti, a conferma che è ben consapevole della sua celebrità. Da questo momento in poi, infatti, dal suo punto di vista, Budapest si è conquistata la fama di meta più significativa dell’intera tournée. 

Infine, lo strappo conclusivo porta alla piazza di Buda, nel quartiere del Castello, dove c’è l’arrivo. 

Qui giochiamo in casa, ma arriviamo troppo tardi per occupare i posti migliori per godere dell’ultimo sprint. Così, dobbiamo accontentarci di postazioni di fortuna dietro la chioma di un albero o la pubblicità di uno sponsor. 

Ma per la premiazione finale, con champagnata sulla folla siamo al centro della piazza, eccitati. C’è confusione nella definizione delle diverse maglie, tra rosa, azzurra, bianca e ciclamino, soprattutto in questa primissima fase del Giro, in cui succede che i vincitori ne possano indossare più di una. 

Mentre cerchiamo di capire il nome dell’atleta ciclamino, veniamo travolti da un corpo morto e da una pioggia di birra. 

Dopo la sensazione di dolore su spalle e gamba, con l’odore alcolico nell’aria, lo sguardo va a terra: il nostro vicino grande e grosso che si era distinto per gorgoglii, eruttazioni e alto consumo di lattine, è stramazzato a terra con l’ultima lattina di birra ancora in mano. 

Dalla prima ricostruzione della dinamica, sembra che il corpo sia crollato con forza sulla spalla di Andrea, che era il più vicino, poi sia rotolato lungo la mia schiena e infine sulla mia coscia prima di accasciarsi, inerte. 

Le urla di soccorsi e aiuto non sembrano poter sovrastare il frastuono dello spettacolo. Così, attiriamo l’attenzione di altre persone vicine, e gradualmente produciamo un effetto a catena fino a coinvolgere qualche organizzatore che si avvicina con i soccorsi. 

L’omone, riprende conoscenza dopo qualche minuto, e sembra rassicurare i soccorritori che si è trattato solo di un piccolo incidente, perché conscio di aver bevuto oltre l’eccesso. Per sua fortuna, poi, noi gli abbiamo fatto da comodo cuscinetto per attutire i colpi. 

In un batter d’occhio, lui è già in piedi a riprendere la festa da dove l’aveva lasciata, mentre siamo noi a sentirci provati dalle ferite fisiche e mentali. La premiazione si è conclusa e il risultato della maglia ciclamino lo recuperiamo in differita. 

Questa volta prima dei nuovi allenamenti servirà una lunga fase riabilitativa. 

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