La nostra permanenza a Cracovia coincide con il più grande evento sportivo dell’anno: la 19ª Maratona di Cracovia.
Ne veniamo a conoscenza di sfuggita, grazie a un totem pubblicitario che cattura l’attenzione nel bel mezzo del centro di Rynek Główny. Oltre al programma della 42km con il percorso e la procedura di registrazione, viene segnalata anche la 10 km, versione serale, il giorno precedente al grande evento, che si conclude nella piazza principale della città.
E’ il momento di far splendere la fierezza e di ipotizzare una nostra partecipazione last-minute. Ovviamente non siamo allenati per un tale obiettivo in termini di km, inoltre veniamo da un periodo di cronica stanchezza da viaggio, e di diffuse reazioni allergiche di Andrea non bene identificate. Ma già il solo pensiero, espresso ad alta voce, di procedere con l’iscrizione, è sufficiente per rilasciare un dosaggio adrenalinico che scuote tutto il corpo.
Veniamo riportati a terra da uno scambio di battute di un italiano al telefono, che ci passa accanto, sicuro di non poter essere ascoltato e soprattutto compreso in terra straniera, mentre cerca di convincere l’amico a partecipare a una serata imperdibile, in cui gli garantisce che non farà da quarto incomodo e che lo deve seguire se vuole godersi di più la vita.
Dopo l’adrenalina, c’è quindi il secco realismo, che ci porta a concludere che non è il caso di rischiare con uno sforzo fisico da cui sembra che ne potremmo emergere a pezzi. In fondo, ci restano solo altri due giorni a Cracovia, prima di rimetterci in macchina verso Budapest, con altre soste intermedie, e dobbiamo difendere la già labile resistenza che stiamo mostrando.
Non è un risultato pacifico: il mio corpo e la mia testa in sordina continuano a lottare perché vorrebbero buttarsi in questa impresa temeraria, e mi ritornano in mente pure le parole dense di entusiasmo e di motivazione della mia guru omonima, che probabilmente potrebbe correre proprio questa maratona. La sento per avere aggiornamenti: non sarà qui a Cracovia ma sarà alla maratona di Praga dopo due settimane. Peccato che gli itinerari di viaggio non si siano incrociati. Sembra quindi che questa Cracovia non s’ha da fare.
Il giorno successivo decidiamo di fare un giro nella zona dello stadio, dove hanno allestito i vari stand per la registrazione dei partecipanti, la consegna delle pettorine, e per l’esibizione degli sponsor dell’evento. Il programma indicava anche un Pasta Point, che sembra, però, essere dedicato solo ai corridori.
Vogliamo consolarci, per non essere parte attiva del gruppo sportivo, con una tranquilla passeggiata nel parco circostante, ma veniamo bloccati da alcuni poliziotti e un nastro segnaletico: sta per passare il gruppo di corridori che ha partecipato alla Mini Maratona Piotr Gladki di 4,2 km. Proprio questa non era pubblicizzata nel totem e fa ancora più male. Perché questa era davvero abbordabile.
Ci fermiamo quindi ad osservare la frotta di persone che corrono. Qualcuno ha preso seriamente la sfida e sta doppiando il resto del gruppo, altri faticano allegramente a passo più lento, o corrono con i bambini, con i passeggini, i cani, con sedie e rotelle. Il comune denominatore per tutti è un sorriso a tutto volto, cori, canzoni, ed espressioni di grande partecipazione e di incitamento con il pubblico circostante.
Avverto i brividi, condividendo l’eccitazione del momento, l’energia di chi ce la sta mettendo tutta per arrivare al traguardo, e il piacere di chi ha trascorso una splendida mattinata di sole divertendosi con tutta la famiglia. E’ proprio un bel quadretto, che anche se oggi lo viviamo da spettatori, ci motiva per il futuro ad organizzare trasferte sportive a tema, con prossime mete.
Ormai pienamente coinvolti nello spirito agonistico, pianifichiamo la cena in modo tale da non perdere né la partenza né l’arrivo della 10 km. Qui si respira un’aria più competitiva, tra corridori che corrono per vincere, e che mostrano in volto tutta la concentrazione dello sforzo. Noi ci piazziamo in prima fila, nell’ultimo tratto del percorso, nella piazza centrale gremita di gente.
C’è calca, urla di incitazione, colpi di pugno a ritmo incalzante sui cartelloni pubblicitari, ad attendere i vincitori. Il momento è epico, come se stessi tifando per un familiare o un atleta del cuore. Purtroppo Andrea inizia a tossire con la polvere e la terra sollevata dalle falcate. Si è scatenato un forte attacco di allergia e dobbiamo allontanarci dalla zona affollata. E’ meglio tornare all’appartamento e cercare di respirare a pieni polmoni e la mattina successiva pure la pioggia ci terrà lontani dalla partenza ufficiale della Maratona.
Ma ormai, il gene del corridore trasfertista è stato installato ed attende solo di manifestarsi.