Il menù completo

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Il viaggio è una fonte inesauribile di conoscenza e approfondimento della storia, cultura, politica, tradizione,...

Il viaggio è una fonte inesauribile di conoscenza e approfondimento della storia, cultura, politica, tradizione, cibo, costumi di un luogo, tanto più, quanto più aumenta il periodo di permanenza. 

Solitamente, un fine settimana ti dà un assaggio, è un antipasto, di qualcosa che riesci a cogliere nella sua superficie, e che già in alcuni casi può farti sentire sazio. Le due settimane, invece, ti possono consentire di provare anche più menù completi, dall’antipasto al dolce, con più portate, con il rischio dell’abbuffata finale. 

A volte, anche il primo menù completo tradizionale, dopo pochi giorni dall’arrivo, è una causa scatenante di indigestione. Grazie all’eccesso di assunzione di paprika ungherese nelle zuppe goulash, che ti consente di depurarti fisicamente e mentalmente, prima di ripartire alla scoperta di nuovi menù, rigorosamente paprika-free. 

A questa “portata” culturale di ogni città, per un periodo di almeno due settimane, si aggiunge il viaggio da un luogo all’altro, con la nostra auto targata IT, con soste per mangiare un boccone o per fare rifornimento.

Qui, fin dal superamento del confine nazionale, si è aperto un altro capitolo di storia, che continuiamo a scrivere in ogni stazione di servizio ceca, polacca, ungherese, dal titolo: “Dov’è il GPL?” 

Da San Marino a Graz, abbiamo inaugurato la serie, perché ci siamo ritrovati subito a cercare una stazione di servizio, attrezzata con il GPL, in terra austriaca, con notevole difficoltà. Infatti, l’autostrada austriaca, nei tratti percorsi, non ha fornito alcuna sosta attrezzata per noi, e solo all’uscita, in strade secondarie, seguendo il navigatore (e soprattutto, un segnale di cartone con indicazioni in pennarello), siamo riusciti a giungere alla prima stazione nascosta di GPL. 

Qui, dopo alcune difficoltà alla ricerca della pompa giusta, che poi, nel tempo, si sono rivelate essere un classico, all’ingresso in ciascuna stazione di servizio, abbiamo parcheggiato l’auto in attesa della persona in divisa, designata al riempimento. 

I minuti trascorrono inutilmente. 

Probabilmente non hanno notato la macchina che è arrivata, quindi bisogna entrare e chiedere. 

La risposta stizzita della giovane austriaca vigorosa è che il servizio di riempimento è esclusivamente automatico, anche con il GPL. 

Allo shock di Andrea, che utilizza, come argomentazione principe, l’usanza italiana dell’obbligo del servito per il GPL, si contrappone la spocchia austriaca, di chi ci osserva dall’alto verso il basso e con uno sguardo di compassione per l’arretratezza dei nostri sistemi. 

Ma ancora non ha visto nulla della nostra italianità. 

Ritorniamo alla pompa, con uno stato d’animo contrapposto: da un lato, la mia eccitazione per il percorso di apprendimento verso una maggiore civilizzazione europea, dall’altra, la preoccupazione e la discussione di Andrea per una procedura troppo pericolosa da svolgere senza l’aiuto di personale esperto. 

Leggiamo attentamente le istruzioni in tedesco, facendo maggiormente affidamento alle figure (poco esplicative) a corredo. Così, iniziamo a farci guidare dal “buon senso”, per individuare il tasto o la leva che consente di avviare l’erogazione. 

La prima leva ci rimane in mano, non è un buon segno. Cerchiamo di riporla dov’era senza dare troppo nell’occhio. 

Il secondo tasto, sembra azzerare l’erogazione, prima di farla partire, un barlume di speranza, ma poi si blocca. 

Nulla, dobbiamo accettare la sconfitta, e tornare dall’austriaca, che a questo punto potrebbe pure chiederci di andare via e fare danni altrove. 

Non possiamo permettercelo. Non vediamo altre pompe GPL all’orizzonte, e il prezzo della benzina è pure più alto dello sdegno italiano. 

L’austriaca, purtroppo, ha osservato la scena dall’interno, e allarmata, ha già provveduto a istruire un’altra collega, che pronuncia qualche parola in italiano, di gridarci che dobbiamo fare pressione con la mano sul secondo tasto che avevamo individuato, fino alla fine dell’erogazione, altrimenti si sarebbe sempre bloccato. 

E’ fatta, abbiamo il primo pieno GPL, tra risatine, volti di terrore, rughe di stress e dolori all’indice, a furia di tenere premuto il bottone per cinque minuti.

E, soprattutto, abbiamo compiuto il passo sostanziale verso la civiltà atlantista globalista del gas. 

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