Il nuovo corso di lingua centro-orientale europea, parte da uno studio approfondito di tutte le catene di negozi, supermercati, caratteristici per ogni Stato e per ogni città in cui stiamo vivendo.
Ci siamo rapidamente sentiti a casa a Praga dopo aver conosciuto Albert, il supermercato di fronte all’appartamento, nonostante qualche iniziale problema a scovarlo, nei meandri della metro. Per fortuna che la sua luminosa insegna, dalla vetta dell’edificio liberty di piazza Venceslao, non ci ha fatto desistere dalla ricerca approfondita, tra l’ingresso dell’hotel e il McDonald’s. Alla fine, per esclusione, ci rimanevano solo le scale della metro, e voltato l’angolo, finalmente si intravedeva con sollievo l’ingresso del supermercato.
Un supermercato affollato di giovani, turisti, lavoratori che fanno la spesa prima di tornare a casa. Piccolino, ma con tutto ciò di cui potevamo avere bisogno. Ci siamo fatti riconoscere fin da subito dietro la nostra ffp2, ma insieme a noi, c’era qualche altro sparuto turista che preferiva indossarla, nonostante non fosse più obbligatoria.
A Cracovia, invece, abbiamo faticato un po’ di più prima di sentirci a casa nel supermercato, anche perché siamo arrivati il venerdì sera, prima delle vacanze pasquali. Vale a dire, tutti i grandi supermercati e centri commerciali già rigorosamente chiusi fino al martedì successivo. Quindi, senza la nostra già nota Biedronka (punto di riferimento della prima esplorazione polacca tre anni prima), ci siamo imbattuti in Żabka, una catena diffusa in molti angoli della città, con piccoli chioschetti, aperti fino a tardi.
Qui abbiamo avvertito subito il fiato sul collo, a causa della mascherina, senza altri simili con cui mescolarci, con il disappunto e il sospetto di chi ci guarda come stranieri inesperti e maldestri.
Se ciò, poi, non bastava alla condizione di essere pesci fuor d’acqua, rincaravamo con il corso base di polacco, il traduttore in mano e le foto alle varie etichette, per cercare di orientarci tra le immagini e i colori per un acquisto quanto più consapevole possibile.
Supportati anche dall’ottimo nutri-score polacco, che in realtà scopriremo essere un sistema di etichettatura sviluppato in Francia e diffuso in diversi paesi europei, ma osteggiato da un altro gruppo, tra cui l’Italia. Consente l’identificazione dei valori nutrizionali di un prodotto attraverso una scala cromatica divisa in 5 gradazioni dal verde al rosso, ed una alfabetica dalla A alla E. I nostri acquisti variano molto da una E a una C, ma nonostante ciò, rimaniamo convinti che siano ottimi prodotti, naturali e bio, che per di più in Italia troviamo nelle élite nutrizionali. Non c’è da sorprendersi, dunque, se la lobby più potente, che si oppone all’adozione, viene proprio da lì.
E ci manca ancora la prontezza di una conversazione fluente in lingua, per concludere la nostra spesa con le tipiche interazioni che prevedono il dichiarare di non avere la carta fedeltà, il rifiutare la busta perché abbiamo lo zaino, il pagare con carta e non in contanti, il rifiutare la ricevuta cartacea, infine, il ringraziare e il salutare rapidamente.
Il tutto con lo sforzo di chi ce l’ha fatta e si è integrato appieno nel substrato sociale e comportamentale del luogo che lo ospita.