Bisogna fare di necessità virtù anche rispetto al numero dei rotoli di carta igienica che si trovano nel bagno di un hotel.
La prima stanza che analizzo rapidamente dopo aver varcato la soglia di un nuovo check-in è il bagno. Oltre alla sua conformazione, alla presenza o meno di servizi igienico-sanitari di prima e seconda necessità, al livello di pulizia, alla confortevolezza della doccia, c’è un aspetto che devo valutare con estrema priorità, rispetto a tutti gli altri.
Il numero di rotoli di carta igienica presenti nel bagno. In proporzione al numero di giorni del soggiorno.
Per non dichiarare subito allarme rosso, il numero minimo è di almeno due rotoli per un giorno di permanenza. Al di sopra di questo numero, c’è il lusso del comfort, che si traduce con il valore dell’attenzione della struttura alla cura dell’ospite.
Al di sotto di questo non si supera la soglia critica di vivibilità del luogo. In tal caso, quando è presente, espongo direttamente al responsabile la problematica, e attendo una più ampia fornitura di rotoli. Ormai, però, è sempre più raro che che ci sia una persona fisica ad accoglierci, è molto più comodo e al passo con i tempi un tecnologico self check-in, che però, inevitabilmente dilata i tempi di risposta, e di azione, di chi si occupa della gestione della stanza o dell’appartamento.
E’ proprio questo il caso della nostra stanza a Vienna: un sistema di ultima generazione per accoglierci a distanza, comprensivo anche di firma digitale, e un solo rotolo (pure già iniziato) ad attenderci nel bagno, che per il resto è molto pulito e con una bella doccia.
E questa volta scatta l’allarme ancora più rosso: c’è pure il ciclo da tenere in conto con quel rotolo.
Ciò significa che quasi non sarà sufficiente neppure per il tempo in cui rimarremo in stanza per rinfrescarci prima di uscire.
Ok, ci rassegniamo e andiamo a comprare qualcosa. Scopriamo dalla mappa che siamo a pochi passi da un supermercato di medie dimensioni, ma è tutto chiuso la domenica pomeriggio. Nel frattempo, passiamo accanto a una stazione di benzina, che è aperta. Vale la pena fare un tentativo e vedere se vende qualcosa al suo interno.
L’unico esemplare in vendita di carta igienica è un pacco da 24 rotoli, delicati, assorbenti, consistenti, 4 veli, pari al costo di un’altra notte a Vienna. Non sembra un grande affare, 24 rotoli quando ce ne basterebbe uno, pur nello stato di necessità in cui mi trovo in questo momento, e non potendo portare con me gli altri rotoli che rimarranno inutilizzati in viaggio, all’interno del mio unico zaino a disposizione, in aereo.
Troveremo qualcosa di aperto, ci illudiamo. Nel frattempo, meglio centellinare ogni strappo dell’unico rotolo che abbiamo a disposizione, almeno fino all’uscita dalla stanza, poi penseremo a un’altra soluzione.
Il primo obiettivo è stato centrato, ora il rotolo è ufficialmente finito, l’ansia cresce, ma noi ormai siamo fuori e ci dirigiamo verso il centro.
Qui non abbiamo maggior successo con i vari supermercati che incontriamo e che si confermano chiusi.
Poi, decidiamo di fermarci al Café Sacher. All’inizio non siamo ancora coscienti dell’importanza che avrà quel posto, perché la soddisfazione per esserci guadagnati l’ultimo tavolo è tutta rivolta al godimento per il gusto della torta, a papille affamate.
Infine, la sosta al bagno.
Andrea è il primo ad andare in avanscoperta e quando torna sorride perché gli è venuto in mente un piano. E io sono l’operativa che lo dovrà portare a termine.
Il Sacherbagno è un bagno di lusso, presidenziale, molto ampio, con un grande antibagno, dagli inserti rossi e vellutati, e custodisce il tesoro proprio sotto i due eleganti lavandini: un contenitore di tessuto ricamato, con decine di rotoli di carta igienica al suo interno, a facile disposizione dei clienti. Basterebbe andare in bagno con lo zainetto e, inavvertitamente, prelevare quell’unico, preziosissimo rotolo che ci permetterà di arrivare fino a domani mattina.
Non c’è nessuno. Sento comunque di dover agire rapidamente, e mi assicuro almeno un rotolo nello zaino. La tentazione di abbondare è tanta, ma poi c’è il timore che all’uscita, per un controllo random, mi chiedano di aprire lo zaino. Un rotolo posso coprirlo sotto la giacca, due è più difficile. Forse, l’effetto gioielleria che il Café si impegna a sostenere, ha un effetto anche sulla mia considerazione del valore del rotolo. O forse in questo momento anche un rotolo di carta igienica vale oro!
In ogni caso, con naturalezza torno al tavolo, soddisfatta e sorridendo ad Andrea per rassicurarlo che è andato tutto liscio. Non possiamo essere più contenti per questa sosta così propizia.
Confermati così i migliori 25 euro spesi in caffetteria, con il miglior rapporto qualità-prezzo delle misure di contenimento dell’emergenza.