Alle mie ginocchia urlanti trovo conforto in un impacco di ghiaccio improvvisato fatto di neve, il tutto mentre guadagno una residenza digitale onoraria a Tallinn.
Risveglio con poca luce e tanta neve dalla finestra dell’appartamento a Tallinn.
Oggi è il momento di essere finalmente operativi, prima con il ritiro dell’ambita residenza digitale, e poi con un’intensa visita dei principali quartieri della città, alla ricerca di stimolanti posti di aggregazione e co-working per startupper.
Il meteo sembra anche a favore, con una mattinata in cui non nevica, e si avverte una temperatura sopra la media, per il periodo, al di sopra dello zero.
C’è voglia di uscire il prima possibile, e mettersi in moto.
La prima traversata in abiti casual eleganti nelle neve ghiacciata verso la strada principale, dove prenderemo il tram, ci mette subito a dura prova.
Così, sentiamo l’esigenza di fare una pausa e cercare riparo all’interno del primo grande supermercato che incontriamo, anche per studiare la tipologia di offerta e di prodotti tipica estone.
C’è pure il classico bancone panetteria irresistibile per gli snack dolci e salati. Sono le 10:30, siamo già affaticati e molto infreddoliti, quindi è difficile scegliere tra i croissant alla marmellata o quelli alla verza e formaggio piccante, per mettere a riposo il brontolio dello stomaco.
Queste poi, sono le classiche situazioni in cui io rimango la sola responsabile delle scelte e degli acquisti alimentari che ricadranno su entrambi. Nel dubbio, quindi, come mio solito, usciamo con due buste piene di vari snack, che spaziano dai funghi al cioccolato.
Sapendo di avere il cibo ormai a portata, il senso di fame si intensifica, e la cosa più naturale è di iniziare ad addentarlo per strada, camminando, fino alla fermata del tram, almeno per placare quell’onda famelica.
Passa in secondo piano, quindi, che siamo letteralmente su un terreno accidentato, ghiacciato e scivoloso.
Ed ecco che arriva al secondo morso il volo.
Lancio il sacchetto in aria per liberare le mani e proteggere il viso mentre mi avvicino all’asfalto, mentre le ginocchia già stanno urlando contro l’urto. Sono proprio loro ad aver avuto la peggio. Avverto dolori lancinanti ad entrambe le ginocchia e a tutta la zona circostante, ma cerco di mettermi subito in piedi per capire l’entità del danno.
Andrea è preoccupato, perché vede e soprattutto sente, insieme ai passanti, la mia disperazione e sofferenza, e mi sposta dal centro della strada, per farmi sedere.
Dopo qualche minuto di strazio, cerco di ricompormi e di visualizzare soluzioni di sollievo immediato, con quello che ho a disposizione in quel momento.
Vedo il mucchietto di neve spalata e lasciata a bordo marciapiede, che può diventare il miglior strumento di emergenza e di fornitura ghiaccio. Ma poiché è un blocco unico, l’unica cosa che posso fare per farlo aderire alla pelle, attraverso i pantaloni casual-eleganti, è quello di inginocchiarmi sulla neve.
Si palesa così, con estrema naturalezza, la seguente scena surreale: io solcata in volto dai segni inconfondibili della disperazione, inginocchiata sul mucchio di neve, a bordo strada, in abiti eleganti, all’incrocio principale del passaggio di macchine e pedoni.
Appena io stessa mi rendo conto di questo quadro, il dolore fisico lascia il posto alle risate isteriche, e chiedo vorticosamente ad Andrea di scattarmi una foto, con la fugace lucidità che quello sarebbe stato un momento unico da immortalare e tramandare negli anni.
Ma Andrea che ha colto tutto il mio strazio espresso a gran voce, vuole trattare la questione con la massima serietà, senza foto e con una cura più duratura, al di là della mia soluzione innovativa di sollievo per le ginocchia.
Nel frattempo, io mi godo alcuni sguardi che incrocio, di persone in macchina che mi additano, e di passanti che attraversano e si avvicinano, prima pensando che abbia lanciato un nuovo modo di chiedere l’elemosina sulla neve, e poi comprendendo che ci sia qualcosa di strano, che non afferrano completamente, ma che li diverte.
Decidiamo alla fine che è il momento di tornare a casa e affidarsi a cure vere.
Riesco a camminare lentamente e con fatica, ci fermiamo in farmacia per un gel antinfiammatorio, e a casa riprendiamo i nuovi impacchi di ghiaccio. Questa volta, la soluzione ingegnosa che troviamo è a base di neve sgrattata e raccolta dal balcone dell’appartamento, avvolta in stracci da cucina.
Il mix curativo di neve e antinfiammatorio sembra funzionare, perché qualche ora dopo, con un pranzo ricostituente a base degli stessi snack sopravvissuti al volo, sono combattiva e dinamica, per trottare per Tallinn in lungo e in largo, e per essere meritatamente insignita della residenza digitale, che a questo punto considererò anche onoraria, in virtù dell’essermi così distinta con meriti speciali già nel mio primo giorno.