Inverno nordico, strade vuote e pizza fusion egiziano-estone – chi ha bisogno di cibo?
Ottima sveglia rianimante alle 5:30, inclusa nel pacchetto Ryanair.
In effetti, non avevamo scelta, dovendo mettere in conto almeno un paio di voli, con scalo, prima di giungere a Tallinn.
E’ l’altra faccia della medaglia di ritrovarsi troppo a sud, in un mondo auspicato sempre più tendente verso nord.
Quando la sveglia suona per una partenza, il mio corpo scarica così tanta adrenalina, che, come aspetto negativo, si attiva già nella stessa fase dell’addormentamento, perché sa a cosa andrà incontro, compromettendo irrimediabilmente il sonno, ma che poi si rivela una risorsa preziosissima al risveglio, per contrastare il torpore dell’inevitabile assenza di riposo notturno.
In questo stato di inebriamento, mi sento al massimo delle mie capacità a svolgere l’attività che più preferisco: l’osservazione e costruzione di storie del microcosmo che mi circonda.
In questo caso in un luogo denso di materiale e spunti qual è l’aeroporto del Salento.
Mentre io, quindi, provo quasi piacere a mettermi in fila, con i bagagli in spalla, per attendere l’apertura del gate all’imbarco, alla ricerca della prossima storia potenziale, accanto a me Andrea mostra chiari segni di cedimento, a causa dell’assenza di riposo “sufficiente”, rimpiange l’ineluttabilità dello stato di vivere così a sud, e non riesce neanche a farsi conquistare dalla mia accurata descrizione degli scenari che abbiamo attorno.
Imbarco separato, uno davanti e l’altro dietro, perché la nostra relazione non vale i 9 euro di posto prescelto e i nudge Ryanair non vinceranno mai con noi. Mascherine indosso per tutta la durata del volo e della permanenza in aeroporto, e il primo volo va via rapidamente con arrivo a Milano. Qui facciamo una meritata pausa pranzo all’Oriocenter, con un piattone a base di casoncelli con burro e guanciale, per salutare l’Italia.
Prossima destinazione direttamente Tallinn, con arrivo in serata e a -13 gradi. Arriviamo all’appartamento alle 21:00, con la proprietaria che ci aspetta, molto affamati. Siamo rassicurati dal non aver fatto ritardi, perché così possiamo sistemare rapidamente i bagagli, per poter uscire subito, esplorare i dintorni e trovare qualcosa da mangiare.
Le strade completamente innevate rendono molto difficoltosa la passeggiata, con una luce anche troppo fioca. Ma giungiamo alla strada principale, per poter assaporare meglio la città e scorgere qualche volto, di cui sento fortemente il bisogno, anche solo per continuare il mio studio psico-antro-sociologico, iniziato bene di prima mattina.
Nessun umano, nessuna auto su quella che appare la strada principale che porta al centro città.
E ancora più preoccupante: nessun luogo aperto, che possa accoglierci e cibarci. Facciamo qualche passo in direzione centro, prima di poter gettare la spugna.
Intravedo un chioschetto aperto, che propone con poca convinzione, pizza tipica egizio-estone da asporto.
La fame e la volontà di scoprire subito nuovi sapori è pronta a cedere all’unica offerta disponibile sul mercato. Ma Andrea è categorico, non possiamo inaugurare così l’Estonia.
E’ meglio, quindi, tornare all’appartamento e mangiare i resti dei panini salentini, per assaggiare così subito l’altra vera faccia della medaglia del mondo nordico.