Il viaggio verso la residenza elettronica estone è stato irto di frustrazioni fotografiche, da dimensioni specifiche a lotte di capelli. Ma con tenacia, abbiamo difeso i diritti dei ricci. #RicciUniti
Non si può più rimandare il viaggio verso il Regno del Nord.
Dopo gli ultimi mesi di preoccupazione e di monitoraggio Covid, a dicembre 2021 finalmente inoltriamo la nostra candidatura per ottenere la residenza digitale estone.
La ricerca geografica dei mesi precedenti, dopo il naufragio del primo piano extra-continentale e sudamericano pre-Covid e pre dottorato, ha individuato l’Estonia e, nello specifico, Tallinn, come luogo fertile per registrare e avviare una nuova struttura aziendale. L’intera area dei Paesi baltici si presenta, infatti, come una zona in forte crescita economica, con un impegno costante nell’attrarre nuovi business, grazie alle spese di avviamento contenute e alle procedure con tempistiche snelle.
Da un lato, quindi, potremmo considerare quello della residenza digitale un processo snello, che azzererebbe le lungaggini burocratiche a cui siamo dolentemente abituati, dall’altro non possiamo negare che, nella pratica, ci ha messo a dura prova con la produzione di foto, tipo segnaletiche, a causa delle peculiarissime dimensioni richieste dal governo estone. Necessitano, persino, di una app dedicata al ritaglio della foto.
A ciò si aggiungono le richieste di sfondo bianco, di testa perfettamente dritta e perfettamente aderente all’ovale della cornice della foto, di una smorfia di sorriso ma non troppo, e senza dentatura in mostra, di orecchie a sventola senza pendenti, di assenza di occhiali o maschere, occhiaie e di trucco, di capello sciolto ma non ingombrante, di mezzo busto ma in primo piano.
Dopo una trentina di tentativi vani, scartati a causa del volto inclinato, stanco, del capello bianco appena emerso, e del sorriso stordito a colpi di flash, Andrea trova finalmente il suo scatto, e lo sottopone al sito governativo estone, che risponde prontamente e positivamente.
Bene, uno è andato.
Per l’altra foto, la mia, sono serviti almeno una fisiologica decina di scatti di prova in più, a causa del bilanciamento dello stile e del colore del collo della maglietta, dell’occhiaia senza occhiale, del sorriso non dentato, ma non forzato, dell’inclinazione della testa tendente a destra, del capello inevitabilmente ingombrante, prima di giungere al risultato di una foto da caricare sul sito.
Intanto, ci inoltriamo nel tardo pomeriggio, e iniziamo a essere stretti con i tempi. Ma ci siamo quasi, attendiamo l’esito del caricamento, per inviare l’intera candidatura.
Errore: la mia foto non rientra nello standard richiesto.
Ciò significa che potrebbe essere rifiutata, in un momento successivo, dall’agente incaricato, e questo allungherebbe inevitabilmente i tempi tecnici di acquisizione della residenza.
Ma siamo già a metà dell’ultimo mese utile dell’anno, con le vacanze di Natale alle porte, ferie dei vari pubblici uffici, e l’inizio del nuovo anno in cui dovremmo già essere operativi con la nostra azienda in territorio estone. Quindi, non possiamo rimandare.
E al via il nuovo set fotografico, in cui ne approfitto anche per fare un cambio d’abito, tra le risate ormai isteriche, che non si riuscivamo più a contenere.
Alla fine si trova lo scatto “adeguato”: con sguardo killer, senza denti e si rifà la procedura di caricamento.
Il risultato non cambia e a questo punto è chiaro il perché: i capelli non soggiacciono all’ovale della cornice predisposta, e occupano un volume molto più largo, anche con il mio arduo tentativo di contenerli come in una cuffietta monacale.
A questo punto protesto, perché il governo estone, con i vari video tutorial e guide alla compilazione della domanda, ha chiaramente effettuato una forma di discriminazione nei confronti del riccio, escludendolo senza appello da un trattamento e un supporto adeguato nella produzione della foto, e impedendogli di proseguire senza errore. Solo dopo alcuni mesi trascorsi sul territorio estone, capirò che un tratto distintivo dei locali sono dei capellini sottili, che facilmente scivolano sotto colbacchi o altre versioni similari, adeguatamente imbottite, per proteggere la testa dal gelo di gran parte dell’anno, al contrario dei miei ricci.
Assodato questo, non c’è nulla che si possa fare. Inviamo l’ennesima foto marchiata dall’errore, con l’atteggiamento combattivo di far valere le ragioni del riccio, se dovessero rifiutarla, e prolungare i tempi.
Alla fine, non ce n’è stato bisogno, è stato sufficiente il fumus boni iuris, per ottenere l’esito celere e positivo della nostra candidatura molto digitale e poco snella.
In ogni caso, sembra meritorio portare avanti una segnalazione al governo estone, per richiedere una cornice più adatta e che tenga conto anche delle esigenze del riccio, per tutte e tutti coloro che verranno.