Lasciate ogni speranza, voi ch’entrate?
Dopo l’esplorazione del centro di Tallinn, che dopo un paio di giorni già sentiamo di possedere, con una maggiore attenzione verso le strade ghiacciate, è il momento di conoscere il centro propulsivo e vibrante della Tallinn creativa, digitale, all’avanguardia, interculturale, che accoglie e attrae sempre nuovi startupper e nomadi digitali da tutto il mondo, e che ha conquistato anche noi, nell’ultimo anno di ricostruzione a causa del Covid, e ci ha portati a ripartire proprio dalla residenza digitale estone, per fondare la nuova azienda.
Sono proprio alla ricerca di questa contaminazione, di respirare questo ambiente così dinamico, di condividere spazi di lavoro con altre menti affini, anche perché mi serve per rafforzare la concentrazione e la disciplina, nel visualizzare gli obiettivi a cui possiamo giungere con le nostre idee, avere il supporto e il confronto di cui abbiamo bisogno, e crescere progressivamente verso sfide sempre più appassionanti.
La prima sosta nel quartiere creativo di Telliskivi è il Balti Jaama Turg, un grande mercato coperto ristrutturato, che ci offre una vasta scelta di street food internazionali, italiani ed estoni, per il pranzo.
Noi ovviamente propendiamo per i Pelmeni, i ravioli tradizionali di origine russa, una versione Klassika a base di carne di maiale e manzo e un azzardato Donald Party, con ripieno d’anatra e pera. Incluso nell’esperienza, c’è il processo di preparazione dei cerchietti di pasta, che vengono tagliati, riempiti e chiusi, come in una catena di montaggio, prima di essere messi a cuocere, da un’addetta che, purtroppo, non sembra molto entusiasta di voler rispondere alle nostre domande incuriosite. Ad ogni modo siamo soddisfatti di quello che la cucina estone continua a offrirci, siamo sazi, visitiamo il resto del mercato, con una sosta al piano dedicato all’antiquariato e al vintage, e usciamo.
E’ una fredda giornata con un po’ di sole, che ci permette di goderci i colori accesi e vivaci dei murales, e delle decorazioni dell’architettura che ci circonda.
E’ un quartiere in cui gli edifici industriali sono stati riconvertiti per sperimentare popolari luoghi di aggregazioni, che sono diventati ristoranti gourmet hipster, mostre d’arte, birrifici alla spina, negozi di design e vintage, teatri alternativi, centri di arte fotografica internazionale ed eventi di club.
Si respira proprio un’aria accogliente e bohemien, che mi avvolge e mi stimola. Tra questi edifici c’è anche la sede di Lift99, la comunità coworking che abbiamo individuato, che supporta le startup che puntano a una crescita esponenziale e a un’espansione globale, in un continuo scambio di competenze e nuovi spunti. Vogliamo visitarlo dall’interno per conoscere l’ambiente e capire meglio i servizi che può offrire e che possono fare al nostro caso.
L’ingresso è anonimo, in un altro edificio industriale che appare abbandonato. L’unica direzione ci viene data da alcune frecce gialle sul muro, che indicano che il Lift si trova al secondo piano di questo misterioso stabile. Fino a questo punto, nulla farebbe pensare al satinato open space visto in foto sul sito. Alla fine della rampa di scale c’è un porta antincendio anonima e un citofono. Sembra di essere all’ingresso di uno di quei club speakeasy super esclusivi, in cui non sai cosa aspettarti dall’altra parte, ma sai che non puoi fermarti all’apparenza della zona esterna, e vi puoi solo accedere conoscendo la parola segreta.
Nella elucubrazione di quale possa essere la parola d’ordine, la porta si apre perché qualcuno esce.
E’ il momento per sgattaiolare all’interno senza farci annunciare. In fondo, sarà un ambiente sufficientemente grande, e non baderanno a due nuovi entrati, che vogliono solo dare un’occhiata. Invece, veniamo immediatamente approcciati da Sonja, che ci riconosce come stranieri e ci accoglie calorosamente offrendoci un tour di tutto il Lift.
Effettivamente l’ambiente interno è tutt’altra cosa rispetto a quello che ci siamo lasciati fuori, è pieno di colori, foto, frasi motivazionali stampate sui muri, brillantezza dell’arredamento, in una varietà di spazi di lavoro che vanno dagli uffici più privati con scrivanie larghe e ben attrezzate, a stanze di maggiore aggregazioni, con tavolini e pouf, dove lavorare, rilassarsi, stendersi, leggere.
C’è pure l’Estonianmafia Wall of Fame sul muro della stanza principale, in cui vi sono i nomi delle più grandi startup di successo, che sono nate proprio in Estonia, e a cui anche noi possiamo ambire un giorno.
Veniamo invitati a togliere le scarpe e a indossare le ciabattine che ci forniscono, per visitare l’interno di ogni singola area. C’è pure il secondo piano, con alcune sale che possono essere utilizzare per un evento aziendale, per un meeting, caratterizzate da uno stile ancora più raffinato. Io ho già scelto la stanza Iceland, che ha le altalene al posto delle sedie, attorno al tavolo.
Il Lift ha pure una zona cucina, in cui si incoraggiano momenti di condivisione, networking, incontri. Apprendiamo che questo è un elemento che viene molto valorizzato dai locali, che proprio a loro dire non spiccano per grandi capacità socievoli, e che quindi non avremmo modo di conoscere facilmente in giro per la città. Qui è Julia che ci riconosce come newbie e si presenta, condividendo con noi la sua esperienza nella startup appena fondata, dei vantaggi di un luogo come il Lift, che nella creazione di una community sempre più affiatata, favorisce tanti momenti di socialità ogni settimana, sia all’interno che fuori dal Lift. In qualità di local, ci offre anche il suo onesto e prezioso punto di vista sulla città e sull’Estonia, mettendoci in guardia sul clima.
Noi le spieghiamo che il nostro programma prevede di ritornare a Tallinn a metà marzo, e iniziare a goderci i dintorni anche in un clima più primaverile. Lei sorride con compassione e non ci lascia alcuna speranza: forse a giugno ci sarà l’arrivo della primavera!
Ma non importa, ormai siamo collaudati anche a rovinose cadute sull’asfalto ghiacciato, e Tallinn, e il Lift sembra proprio essere l’ambiente che stavamo cercando, per un salto di qualità con il business.
Purtroppo non avevamo ancora fatto i conti con Vladimir…